Ho ridisegnato i peggiori loghi di sempre!

Era un sacco di tempo che volevo fare questo progetto, ma non ho mai trovato il tempo per portarlo avanti come volevo.

Oggi però ci siamo, ce l’ho fatta!

Negli ultimi 10 anni credo che chiunque si sia imbattuto almeno una volta in uno di questi articoli:

“I peggiori loghi aziendali di tutti i tempi”

“33 esempi di come un logo può rovinarti la reputazione”

“Top 10 worst logo fails ever”

E la cosa che mi chiedevo sempre era: “chissà perché in tutti questi anni ancora nessuno ha pensato di ridisegnarli”!

Ho selezionato 9 tra i peggiori loghi di sempre e li ho ridisegnati cercando di immedesimarmi nel contesto, quindi ragionando su come mi sarei approcciato se questi redesign mi fossero stati realmente commissionati.

In alcuni casi è stato più semplice, in altri un po’ meno.

Instituto de Estudos Orientais

Il redesign del logo Instituto de Estudos Orientais mantiene inalterato il concetto, ma elimina in toto la possibilità di vedere in questo logo qualcosa di diverso da quello che dovrebbe rappresentare.

La figura della pagoda è stata resa un po’ più dettagliata, a riprova del fatto che a volte la semplificazione estrema a tutti i costi non è la soluzione più corretta: questo perché quando un designer va a semplificare, deve fare in modo che nel processo non si perdano delle informazioni fondamentali.

Nel vecchio logo, oltre a perdersi le informazioni, le forme davano un’altra chiave di lettura che era ancora più potente rispetto a quella che era stata ricercata.

Gli scalini sono stati ripresi nel nuovo logo per dare forma alla struttura dell’edificio, che ora essendo su più livelli risulta molto più chiaro come elemento.

Le tracce, che contribuivano a rendere il design molto vecchio, sono state sostituite con l’utilizzo dello spazio negativo che, da una parte va a definire le forme del tetto e dall’altra, separa visivamente i due elementi, senza dover per forza delineare il logo con quei contorni neri.

Nel nuovo logo ho pensato ad una tipografia allineata a destra su tre livelli, che oltre a creare una certa coerenza con il design della pagoda, rende anche migliore la leggibilità del nome.

Mi sono preso la licenza di passare da un carattere graziato ad un carattere bastone più moderno, per dare un aspetto più attuale al logo e per dare più neutralità al testo, dal momento che ora abbiamo un simbolo piuttosto caratteristico.

Kudawara Pharmacy

Il logo di Kudawara Pharmacy è sicuramente un logo pieno di problemi: utilizzo improprio della tipografia, elementi sproporzionati ed elementi privi di senso (come i due puntini sulla lettera K che contribuiscono a creare un messaggio piuttosto ambiguo).

Le uniche cose che possono vagamente funzionare sono l’abbinamento dei colori (che tutto sommato non è straordinario ma è comunque in linea con il contesto farmaceutico) e l’idea di utilizzare la K come simbolo distintivo.

Quindi sono partito da questi 2 elementi salvabili per elaborare una soluzione completamente diversa.

Scompare l’ellisse (che non serviva a niente) e la lettera K viene formata da 4 elementi molto semplici, ovvero due quadrati e due foglie. Ho deciso di inserire le foglie per giustificare il bicolore, dal momento che il verde richiama direttamente la natura che è un concetto che in linea con il mondo farmaceutico.

La cosa interessante è che questi elementi sono disposti in modo da formare non solo una lettera K, ma anche una croce nello spazio negativo: un elemento molto identificativo del settore sanitario.

Il colore verde è stato reso più acceso rispetto al logo precedente, in modo da dare un senso di maggiore freschezza e abbinarsi meglio a quella particolare tonalità di blu.

Per quanto riguarda la tipografia, ho scelto un font geometrico (il futura) che secondo me rappresenta un ottimo match con le linee rigorose di questo simbolo e sicuramente dona un’aspetto più professionale al logo, oltre che una maggiore leggibilità.

The Computer Doctors

Per riprogettare il logo The Computer Doctors (un logo evidentemente amatoriale con un risvolto ambiguo imbarazzante) ho voluto rielaborare l’intenzione di partenza che è stata adottata per la progettazione, ovvero unire in un unica figura il contesto informatico e il contesto sanitario.

Sono partito dalla forma rettangolare di un monitor, un elemento di uso comune che appartiene al mondo dell’informatica e della tecnologia. All’interno di questo rettangolo, ho poi inserito una croce, che rappresenta un forte richiamo al contesto medicale.

La cosa interessante è che in questo modo, non solo si uniscono in un solo segno questi due mondi, ma quello che ne rimane sono due lettere: esattamente la C e la D. Per questo motivo mi sono preso la licenza di far scomparire l’articolo “the” e lasciare semplicemente “Computer Doctors”.

Il design è stato quindi completamente stravolto, a partire dai colori: il verde spento è stato sostituito da un gradiente molto più fresco e vibrante e il nero è stato sostituito da un blu molto scuro che trovo funzioni molto bene sia come testo che come sfondo. La tipografia moderna e neutrale va a completare la composizione conferendo un aspetto pulito e professionale.

Arlington Pediatric Center

 

L’identità per un centro medico pediatrico dovrebbe essere qualcosa di rassicurante, qualcosa che da una parte infonda fiducia nei genitori e dall’altra possa essere visto come amichevole e rassicurante anche per un bambino.

E questo logo è quanto di più lontano dall’essere rassicurante!

Oltre al messaggio inquietante che trasmettono le figure, anche l’approccio stilistico è completamente sbagliato: è eccessivamente serio, eccessivamente vecchio, sia nelle linee che nella scelta tipografica.

L’intenzione era sicuramente quella di rappresentare una scena di affetto paterno, ma la gestione errata delle forme ha fatto sì che il messaggio venisse clamorosamente frainteso.

Quindi ho voluto ricostruire una scena simile per trasmettere questo messaggio in modo diverso, utilizzando solamente dei cerchi.

Prima di tutto il design è molto più amichevole, il fatto che siano state utilizzate forme circolari lo rende molto più rassicurante e adatto al contesto, senza però essere troppo infantile, quindi mantenendo un certo tono professionale.

Ora la figura adulta poggia entrambe le mani sulle spalle del bambino, quasi a ricordare una foto di famiglia quindi anche qui, altro aspetto rassicurante.

Ho voluto aggiungere dei mezzi cerchi per evidenziare i sorrisi delle due figure, e in questo senso i sorrisi diventano l’elemento centrale del logo e trasmettono un messaggio positivo per entrambe le parti.

Per quanto riguarda la tipografia, ho mantenuto il testo allineato a destra, che sui nomi lunghi funziona molto bene, ma ho deciso di utilizzare un sans serif per dare un tono meno serio e meno burbero rispetto al logo precedente.

Mama’s Baking

Questo è il logo di un locale che rappresenta (o almeno, vuole rappresentare) una figura femminile ispirata probabilmente alla mamma afroamericana. Non sarebbe neanche male come idea di partenza, se non fosse che la parte inferiore di questa povera donna è stata trasformata…in un forno in fiamme!

Oltretutto abbiamo delle linee molto minimali che definiscono la figura della donna e poi questa fiamma ricca di dettagli completamente sconnessa dal resto che sembra gridare “guardami”!

Perché mai trasformare una donna in un forno? Dai, non sarebbe bello nemmeno realizzato nel migliore dei modi.

Quindi il mio approccio in questo caso è stato quello di stravolgere completamente il design. Ho voluto elaborare un logo completamente nuovo partendo da alcuni concetti che suggeriscono la figura di queste donne.

Se io immagino la mamma afroamericana, mi immagino una cucina fatta con passione, con amore. Mi immagino questa donna che estrae dal forno una teglia fumante, e qui uno degli elementi che più mi rievoca questa scena è il classico guanto da forno.

Quindi ho voluto unire proprio questi due concetti (l’amore e la cucina) rappresentandoli con unico segno: un guanto che al suo interno nasconde la forma di un cuore.

Ho scelto una tipografia che potesse abbinarsi alle forme del simbolo, una tipografia piuttosto cicciottella che secondo me, oltre che essere adatta al contesto pasticceria e coffee shop, suggerisce un po’ anche la figura della “big mama” afroamericana.

Clinica Dental (San Marcelino)

Il sesto logo del progetto è quello di questa clinica dentale: si tratta di un simbolo molto generico, più adatto ad una segnaletica che non ad un logo vero e proprio e questo già di per sé rappresenta un problema perché è molto freddo, molto distaccato e per nulla identificativo.

Il mio approccio qui è stato quello di ripensare completamente tutto quanto e ho deciso di realizzare un logo minimale.

Ho utilizzato le lettere C e D (in riferimento a clinica dental) per creare una composizione che formasse un volto sorridente: un’idea molto semplice ma secondo me efficace per quello che deve essere il messaggio finale, un messaggio positivo e rassicurante.

Ho scelto di utilizzare due colori anziché uno soltanto, questo per dare un tono meno rigido e far risaltare maggiormente lo smile.

Quello che ne esce fuori secondo me è un design decisamente più fresco, più amichevole ma comunque adatto ad un contesto professionale.

Fire Prevention Products

Questo dovrebbe essere il logo identificativo di prodotti resistenti al fuoco, come indica la dicitura Fire Prevention Products, ma anche qui le forme danno vita ad un messaggio decisamente ambiguo e differente da quello ricercato.

Proprio per questo motivo, anche qui è stato necessario stravolgere tutto e sono partito dal concetto di protezione.

Il concetto di protezione ho voluto esprimerlo con una forma circolare, una forma che avvolge, ed esprime quindi una sensazione di riparo.

All’interno di questa forma c’è un sottile richiamo alla fiamma, proprio per definire il fatto che si tratta di prodotti resistenti al fuoco, che limitano il rischio di potersi bruciare.

La tipografia è stata spostata a destra su tre livelli, sempre per un discorso di migliore leggibilità e all’interno del simbolo ho voluto riportare un’acronimo.

Questo perché l’acronimo permette di sintetizzare in modo più immediato un nome molto lungo come questo e permette quindi la riconoscibilità del logo anche in contesti dove non è possibile inserire tutto questo testo. Il logo diventa quindi molto più immediato e molto più versatile.

Safe Place

 

Safe Place è un’organizzazione no profit che fornisce supporto a bambini e adolescenti in situazioni difficili.

I problemi di questo logo dal mio punto di vista sono diversi, ecco i principali:

Innanzi tutto l’immagine che, seppur interessante dal punto di vista meramente tecnico (perché utilizza lo spazio negativo), trasmette tutt’altro che sicurezza. Quello che dovrebbe essere un’abbraccio rischia in realtà di essere interpretato come un gesto violento ed è esattamente l’opposto di ciò che il logo dovrebbe rappresentare.

Altro problema secondo me è dovuto alla forma romboidale di questo emblema che, abbinata ai colori giallo e nero, ricorda inevitabilmente un segnale di avvertimento, ben lontano dall’indicare un posto sicuro.

Quindi per ridisegnare questo logo, ho voluto semplificare al massimo il vecchio design cercando di mantenere solo lo stretto necessario, quello che per me veramente funzionava, ovvero: la casa (unico elemento davvero rassicurante ed evocativo di tutta la composizione) e il nome Safe Place.

La particolare forma della casa, diventa quindi lei stessa l’emblema e racchiude la scritta Safe Place, che ora assume anche un’importanza maggiore rispetto a prima.

I colori e la struttura del logo mantengono quindi una certa riconoscibilità senza dover per forza utilizzare una forma romboidale, discostandosi quindi da qualsiasi possibile equivoco.

Ho scelto una tipografia molto simile a quella del vecchio logo ma un po’ più leggibile per poter funzionare meglio anche in piccole dimensioni e ho ipotizzato anche una declinazione orizzontale del logo, secondo me ottima ad esempio per il sito web.

OGC (Office of Government Commerce)

L’ultimo redesign di questo progetto è quello del logo OGC, che sta letteralmente per “Office of Government Commerce”.

Si tratta (o almeno, si trattava perché oggi non esiste più) di un ufficio del governo britannico nell’ambito del ministero del tesoro ed era praticamente l’equivalente della Consip Italiana.

Il logo, progettato nel 2008, sembrerebbe non avere nulla di strano: un acronimo di tre lettere, tipografia moderna, geometrica, istituzionale.

Ok, perché è qui?

È qui perché si sono resi conto che ruotando di 90 gradi questo logo appariva una figura decisamente imbarazzante!

Dal momento che non ho trovato molte informazioni a riguardo, ho deciso di fare la cosa più sensata quando ci si approccia ad un re-design di questo tipo e non si conoscono molte informazioni, ovvero: prendere quello che c’è e risolvere i problemi.

Quindi sono andato a vedere il precedente logo dell’organizzazione e ho trovato uno spunto per creare una via di mezzo tra il vecchio e il nuovo design.

I cerchi del primo logo sono stati ripresi nel mio redesign per distanziare le lettere, pur mantenendo una tipografia geometrica e lo stesso approccio moderno del nuovo logo.

In questo modo, ruotando il logo di 90 gradi il problema dell’immagine ambigua sparisce per via delle lettere distanziate e della lettera C molto più chiusa.

Certo, potevo sicuramente fare qualcosa di completamente diverso, magari utilizzando delle lettere minuscole oppure intersecando le lettere tra loro, ma a mio avviso non sarebbe stato un redesign onesto.

Sarebbe stato solamente un esercizio di stile fine a se stesso.

Conclusioni

Bene, questi sono i 9 loghi che ho ridisegnato in questo progetto.

Progettare un logo che funzioni e che duri nel tempo è tutt’altro che semplice, alla base ci deve essere uno studio per non incorrere in incidenti imbarazzanti come quelli che hai visto in questo articolo.

Se sei un imprenditore e l’immagine della tua azienda non rispecchia la tua visione, contattami e insieme vedremo come renderla unica, riconoscibile e memorabile!

Se sei un graphic designer e vuoi approfondire le tue conoscenze sul logo design, dai un’occhiata al corso gratuito che ho preparato per te.

Alla prossima, Emanuele.

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